Uno sciopero della fame contro «l’eutanasia passiva dello Stato»
17 marzo 2008
PINO FRACCALVIERI, PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE "NOVAVITA" ADERISCE ALLA PROTESTA LANCIATA DA SALVATORE CRISAFULLI.
Da cinque anni e nove mesi Giulia è in stato vegetativo per un’ emorragia cerebrale.
Dal 17 marzo, suo marito, Pino Fraccalvieri, ha intrapreso uno sciopero della fame rispondendo all’appello di Salvatore Crisafulli, siciliano inchiodato anche lui al letto in condizioni di minima responsività.
Un urlo silenzioso da parte di questa “schiera di invisibili”, composta da uomini e donne colpiti da cerebrolesioni e dai loro famigliari, perché lo stato italiano garantisca loro un’assistenza sanitaria adeguata come previsto dall’articolo 32 della Costituzione.
“La Repubblica italiana tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti… La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Ma, di fatto, la perenne precarietà e insufficienza di strutture e servizi condanna i cittadini inabili ad una vera e propria forma di eutanasia. Specialmente al Sud.
Alla protesta lanciata lo scorso 15 marzo, ad oggi hanno aderito in ventotto da tutta Italia. Chiedono che vengano creati centri per il risveglio e le cure post-coma anche nel Mezzogiorno. Chiedono alle istituzioni di dare un sostegno concreto a famiglie e soggetti inabili troppo spesso dimenticati. Reclamano servizi domiciliari più efficienti; vogliono strutture specializzate più vicine a casa per non essere costretti a trasferimenti per l’ assistenza. Viaggi estenuanti con pazienti allettati e non autosufficienti verso la Svizzera, o l’Austria. O verso il nord Italia, nei migliori dei casi. Salvatore, Pino e tutti gli altri andranno avanti ad oltranza, fino a quando non giungeranno risposte concrete dal “palazzo”.
«Problematiche imponenti che lo Stato non sa neanche come affrontare. E allora cerca di aggirarle» Spiega Pino, ben consapevole che per ricevere attenzione è meglio essere in tanti. Proprio per questo ha deciso di fondare a Cassano “NovaVita”, un’associazione che nasce per favorire la nascita, la crescita e il riconoscimento di reparti specializzati nella “terapia del risveglio” dei soggetti in stato post comatoso; promuovere l’attività di ricerca scientifica sulla metodologia di recupero dei cerebrolesi; fornire supporto informativo, di assistenza e di sostegno morale ai cerebrolesi e alle loro famiglie.
Fra le priorità dell’associazione c’è poi, quella, di avviare un censimento delle persone affette da cerebrolesioni.
«In Puglia non esistono dati statistici attendibili sui soggetti affetti in condizione di coma vegetativo - dice il presidente di NovaVita - Sintomo di mancanza di attenzione da parte dell’istituzioni. Divario fra nord e sud su risposta a queste patologia. Stando ai dati ufficiali dell’Emilia Romagna, in quella regione nell’arco di un anno ci sono circa 1400 casi di gravi traumi, da incidenti o acquisiti. Di questi, 300 restano in una condizione che necessita di assistenza specializzata. In Emilia Romagna esistono ben nove centri in risposta a tali patologie.
Le statistiche pugliesi e meridionali non possono differire di molto da quelle dell’Emilia. Perché allora qui al Sud ci sono solo quattro centri dei 58 presenti in tutta Italia? Di questi quattro, i due pugliesi (Lecce e Ceglie Messapica, n.d.r.) non sono nemmeno annoverati fra quelli specializzati. E i restanti due, ubicati, uno a Benevento e l’altro a Crotone, non sono in grado di soddisfare le domande. Ma per le istituzioni non esiste alcune emergenza… Non esistendo dei dati ufficiali, nessuno comprende la necessità di creare delle strutture per chi è affetto da queste gravi patologie. Siamo degli invisibili!».
Nella sua battaglia Pino ha trovato fin da subito il contributo di un’altra cassanese, Isa Sapienza, sorella di Maria che da cinque anni è in stato vegetativo. NovaVita vanta oggi una squadra di nove persone, fra cui anche professionisti del settore sanitario. Come Pino, bramose di veder mutare lo status quo. Come Pino, convinte che “in una stanza illuminata il buio non può entrare, mentre in una stanza buia può sempre entrare la luce”.
fonte: cassanolive.it
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