"Codice 75" - Lettera di una mamma
“Codice 75″ La (Non) Storia Vera di Gioia
L’ingresso è grigio.
Il corridoio, lungo e poco illuminato, conduce ad una scala di marmo arricchita da un corrimano in ferro battuto. Su di un lato il busto, in bronzo, dei padri fondatori.
“Si respira aria di antichità!” suggerisce la persona che cammina al mio fianco.
I miei occhi vedono solo vecchiume. L’aria è pesante, spezza il fiato; il soffitto alto, anziché alleviare il senso di oppressione, lo acuisce. Mi sento piccola, sono piccola, vorrei sparire.
Giungiamo al reparto. E’ un salto nel tempo: dal vecchiume alla modernità.
Un’ampia stanza dalle pareti bianche, piena di complicate apparecchiature mediche, si apre dinanzi ai miei occhi: Codice 75.
Secondo la dizione medica è un’ Unità Gravi Cerebrolesi, con tracheotomia e ventilazione assistita.
Tradotto: sono persone in coma. In totale ci sono 20 letti.
Passo tra i malati. Sono persone quei corpi inermi, trafitti da cannule, distesi sui letti?
Il medico nota il mio sguardo perplesso:”Non esiste privacy” spiega “in realtà nessuno ha ripreso le funzioni cognitive e un ambiente collettivo agevola il personale medico nel seguire i malati”.
Smetto di guardare.
“Inizialmente”, prosegue il medico, “le condizioni dei malati sono molto instabili, non si esclude che, dopo la dimissione dal reparto, il paziente debba tornarvi. Il problema principale non è il periodo della rianimazione ma quello che segue la dimissione”.
Snocciola delle statistiche:” un 20% dei pazienti si riprende lentamente e si salva, un 20% muore in breve tempo, il restante 60% rimane in coma permanente. Questi ultimi, definiti -malati stabilizzati- vivono in media 4/5 anni. Sono un problema: le famiglie spesso non sono in grado di riprenderli in casa; con il tempo le cure mediche diminuiscono, rimangono i problemi legati all’alimentazione (per via parenterale), le piaghe da decubito da evitare, il movimento degli arti per scongiurare l’atrofia muscolare.
Impegnativo assisterli. Per non parlare dei costi dei progetti riabilitativi: dai 500 euro giornalieri del paziente in Unità di Risveglio,ai 300 delle residenze per disabili.
Il passaggio da un reparto all’altro (Unità di Risveglio, Unità Neurologica Intensiva, Riabilitazione Ospedaliera Intensiva, Extra Ospedaliera, Estensiva) trova il suo punto critico nelle situazioni di coma permanente: pazienti che, prima di morire, “occupano” il posto per 4/5 anni al costo di 500 euro al giorno!”
Giungiamo al capezzale del letto n.15. Finalmente mi lasciano sola. Chiamo a voce alta, sembra che gli occhi mi seguano. Lo sguardo è vuoto: è soltanto l’egoismo di una 15 enne che riesce a scorgervi una domanda, una richiesta di aiuto, di non abbandono?
Mi tornano alla mente le parole del medico:”…Vivono in media 4/5 anni…”.
Quattro anni sei sopravvissuta alla tua morte.
Qualche volta mi ha sfiorata il dubbio che tu non avresti voluto vivere in quelle condizioni (o morire in quel modo): Eutanasia.
Perdonami, anche potendo, non sarei riuscita a lasciarti andare.
Quattro anni. 1460 giorni durante i quali ti ho baciata,abbracciata, accarezzata.
1460 giorni che mi hanno vista piangere, sperare ad ogni tuo sussulto, gioire per il “risveglio” di qualche tuo compagno di ventura.
1460 giorni di parole: il racconto di una adolescente inquieta.
Siamo state madre e figlia. A metà?. Non so. Comunque madre e figlia.
Fino a quando te ne sei andata. Quel giorno i tuoi occhi hanno lacrimato: hai trovato il modo per salutarmi.